Bonomi, nel Paese non viene raccontata la realtà

Giovani di Confindustria, non si governa con gli annunci

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  • "Siamo in un Paese dove la realtà non viene raccontata", dice il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al 'convegno digitale' dei Giovani Imprenditori."Nessuno ha l'interesse, il coraggio, la volontà, di dir quale è la realtà, cosa ci aspetta in autunno. E voglio riferirmi solo ai temi economici e non a quelli politici da cui voglio sempre restare fuori", dice. Ed a chi lo introduce chiedendo 'come va?', Bonomi risponde in modo netto con una battuta: "Ha una domanda di riserva?".

     "Ci attende un crollo del Pil attorno al 9%, l'esplosione del debito pubblico e il rischio di raddoppio del numero di famiglie in povertà assoluta. Saranno mesi complicati, in cui perdere tempo significa perdere l'occasione di contenere gli effetti della crisi economica" sottolinea il leader degli industriali under 40, Riccardo Di Stefano, al 'primo convegno digitale' dei Giovani Imprenditori, cinquanta anni dopo il primo tradizionale convegno di Rapallo quest'anno fermato dall'emergenza Covid. E avverte. "Non si può pensare di governare con annunci e poi dilatare all'infinito il tempo che passa tra le parole e gli effetti di quelle misure. Le nostre imprese e i cittadini non possono più attendere". E "occorre modificare le politiche che non hanno prodotto risultati", dice citando il reddito di cittadinanza: "Solo il 2% ha trovato lavoro", "Basta con le misure costose e inefficaci".
        "Visto che abbiamo passato la fase 1, la fase 2 e la fase 3 senza mai parlare veramente di giovani, noi chiediamo che il governo ora metta in campo una vera e propria "fase giovani"", sottolinea ancora Di Stefano: "Siamo i grandi assenti delle politiche di questi mesi"..
        "Fare impresa in Italia resta difficile. E' Intollerabile per la seconda manifattura europea. Ecco perché chiediamo al Governo che venga varato subito il decreto semplificazioni", aggiunge. E "chiediamo di saldare i 50 miliardi di debiti pregressi della P.a. Che senso ha mettere in campo un decreto come quello sulla liquidità, che vale proprio 50 miliardi, quando basterebbe saldare i debiti contratti con le aziende? E come si può pensare di sostenere le imprese, stremate dal covid, se per accedere ai finanziamenti occorrono 19 adempimenti burocratici?".