Donaera, vi racconto 'Io sono la bestia'

Il romanzo d'esordio dello scrittore che viene dalla poesia

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  • (ANSA) - ANDREA DONAERA, IO SONO LA BESTIA (NNE, PP 226, EURO 16,00). Parla solo attraverso le poesie che scrive e ascolta musica black metal, Michele Trevi, il quindicenne protagonista del primo romanzo di Andrea Donaera, 'Io sono la bestia', pubblicato da NN Editore. Figlio di Mimì, un capoclan della Sacra Corona Unita, il ragazzo si toglie la vita quando Nicole, sua compagnia di scuola di buona famiglia, rifiuta ridendo il suo regalo, un quaderno di venti poesie d'amore che nel romanzo è diventato un contenuto speciale con un codice per scaricarlo che si trova alla quarta pagina del libro.
        Michele è un po' come mi sono sentito io per tanti anni.Le sue sono poesie di un quindicenne. E' un personaggio poco realistico, l'unico del romanzo, gli altri sono tutti plausibili" dice all'ANSA Donaera, salentino, nato a Maglie nel 1989 e cresciuto a Gallipoli, che vive da tre anni a Bologna, viene dalla poesia e ha un gruppo metal. "La poesia è stata una grande esperienza di scrittura, una palestra per arrivare al romanzo. Ho scritto poesie in prosa o saggi dedicati alla poesia, in particolare a Elio Pagliarani" racconta Donaera che tra i poeti più amati cita Sylvia Plath e Amelia Rosselli.
        "Negli anni dell'Università ho amato tantissimo la Rosselli e Michele nel libro muore come lei, lanciandosi sal balcone di casa" .
        Ambientato nel 1994, quando la Sacra Corona Unita "era molto più vivace di adesso in Puglia" e quando esplodeva il Black Metal, 'Io sono la bestia' "non è - sottolinea l'autore - un romanzo sulla mafia. Sono cresciuto ascoltando tante storie di Paese, quasi sempre inventate, sulla Sacra Corona Unita. Sono state la mia mitologia privata. Con gli amici si parlava sempre di quello. La Sacra Corona Unita è uno sfondo plausibile nello spazio-tempo di questo romanzo. Volevo raccontare una storia estrema e poichè sono salentino questa era la cosa più naturale.
        La Sacra Corona Unita non è in superficie, è la superficie. La vita quotidiana in Salento è connessa con il sistema criminale" racconta lo scrittore. E aggiunge :"la musica è molto presente nella vita dei personaggi. Molti ascoltano i Nirvana. Il romanzo non è ambientato a caso nel '94, pochi mesi dopo il suicidio di Kurt Cobain".
        La narrazione a più voci, con Mimì che vuole vendetta per la morte del figlio e così prende Nicole e la fa rinchiudere in una casa sperduta nella campagna salentina, usa diversi registri in un interessante confronro tra le parole dell'oralità e quelle della scrittura.
        Il linguaggio principale è quello psichico, molto ritmico e impastato di Mimì, una specie di traduzione dal dialetto perchè io penso e sogno in dialetto.Il primo passo linguistico è stato questo ma volevo ci fosse un controcanto: una lingua più pura, più vicina al linguaggio scritto. I personaggi alternano i due registri" dice Donaera. Così Veli, il guardiano della casa dove è prigioniera Nicole, ha una lingua estremamente pulita". E in qualche modo lo è anche quella di Arianna, la figlia maggiore di Mimì della quale i il guardiano è innamorato. In Nicole, Veli rivede un po' la donna che ama e tra i due nasce un legame strano, di silenzi e ferocia. "Credo che la scrittura dovrebbe entrare nelle cose autentiche che sono sempre le più terribili e oscure. Mi interessa indagare i simboli che ci portiamo dietro.
        Il suicidio è un grande simbolo e ho avuto a che fare con persone che hanno compiuto questo gesto. Non è autofiction, ma tanti elementi della mia vita in qualche modo sono entrati nella ideazione della storia" spiega lo scrittore di questo romanzo di "amore e morte".
        "'Io sono la bestia' è un titolo stratificato, può voler dire tante cose" sottolinea Donaera che ha cominciato a scrivere questo romanzo appena è arrivato a Bologna. "Musica e scrittura per me vanno insieme, ma mi viene meglio scrivere che suonare" dice Donaera che non si sente di nessun luogo. (ANSA).